L'arte di Ron Mueck a Parigi e Milano | Un'indagine sulla vulnerabilità del corpo

Postato il 02 Ottobre, 2023

In Francia, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio (les Journées du Patrimoine), i cittadini possono visitare edifici nazionali ed europei solitamente chiusi al pubblico o meno accessibili. Istituzioni e musei organizzano attività e visite guidate gratuite. Tra queste, la Fondazione Cartier per l’Arte Contemporanea di Parigi ha aperto le porte della mostra dedicata al principale artista del movimento iperrealista, Ron Mueck, aperta fino al 5 novembre e in arrivo a Milano a dicembre 2023. 

Il pubblico entra in uno spazio circondato da sculture che rispecchiano il corpo umano, a volte su scala gargantuesca e altre volte in miniatura. Il primo contatto con l’opera di Ron Mueck è un misto sconcertante di meraviglia e sensazioni nauseanti. Le installazioni offrono un’esperienza fisica e psicologica che affascina i visitatori. Come riesce questo incontro a provocare un conflitto interno tra attrazione e repulsione verso un oggetto di silicone e fibra di vetro? Alcune delle risposte risiedono nelle forme dell’oggetto, che riflettono la condizione umana, il posto che occupiamo nel mondo e la relazione con gli altri.  

Ron Mueck, una personalità della scultura contemporanea

Nato a Melbourne nel 1958 e residente nel Regno Unito dal 1968, Ron Mueck ha sviluppato un corpus di opere che approfondiscono temi universali, trattando concetti o interrogativi che interessano la specie umana, a prescindere dal contesto. Dal punto di vista tecnico, Mueck ha rinnovato profondamente la scultura figurativa contemporanea. Superando la scultura tradizionale fatta di materiali grezzi, come il marmo o il bronzo, egli compie il passo successivo usando materiali sintetici come il silicone (plastica e gomma).

Ron Mueck ha iniziato la sua carriera negli effetti speciali per il cinema. Nel 1966, ha compiuto una svolta dedicandosi alle belle arti, dopo essere stato presentato a Charles Saatchi dalla suocera, anche lei un’arista.

Iperrealismo, uno strumento per esplorare mente e corpo

L’iperrealismo è una nuova forma artistica nata alla fine degli anni Sessanta. Questa corrente artistica crea illusioni convincenti basandosi sulla simulazione della realtà, la fotografia digitale. Tuttavia, gli artisti si spingono oltre la rigorosa somiglianza fotografica. Aggiungono dettagli inesistenti oppure che non possono essere visti dall’occhio umano. Inoltre, non si tratta solo di una riproduzione fedele perché incorpora anche tematiche emozionali, sociali e culturali.

L’iperrealismo offre i mezzi per esplorare la relazione che ognuno ha con se stesso e con il mondo. Per questa ragione, gli iperrealisti rappresentano gli umani attraverso diverse lenti, passando dalla sociopolitica alla psicologia, esplorando il funzionamento interno ed esterno della mente e del corpo. In questa mostra, Mueck esplora gli eventi più significativi dell’esperienza umana, dal primo all’ultimo istante, e le tracce che si l’esistenza umana lascia dietro di sé.

Al confine tra vita e morte

In una delle sale principali, con l’installazione di A Girl (2006), gli spettatori si trovano di fronte alla nascita fisica. Una gigantesca neonata, appena partorita, sembra aprire gli occhi per la prima volta. Le sue dimensioni ricordano al pubblico un evento che è a dir poco miracoloso. Tuttavia, c’è qualcosa di orribile nel vedere un neonato esposto in pubblico al centro di una stanza bianca e sterilizzata. Perché un momento prezioso come questo è solitamente condiviso in intimità. Inoltre, riporta all’inizio di ogni essere umano. Ancora sporca, rappresenta una riflessione disincantata ma cruda. Mentre gli spettatori si avvicinano al suo sguardo, la neonata diventa un testimone non ancora corrotto dalle loro azioni e un’allegoria della giustizia.

In un’altra sala, un’istallazione cattura l’attenzione dei passanti. Attraverso le pareti di una vetrata possono osservare una montagna di giganteschi teschi bianchi. Commissionata dalla National Gallery of Victoria (Melbourne, Australia) nel 2017, Mass comprende cento teschi umani giganti riconfigurati dall’artista per ogni sede. 

I molteplici significati della parola “massa” (peso, gruppo caotico o, in inglese, cerimonia religiosa) lasciano intravedere le diverse interpretazioni possibili. Gli spettatori si fanno strada attraverso quelli che potrebbero sembrare i residui di un campo di battaglia o un cimitero di antichi esseri umani. Mass è il pezzo centrale della mostra e rappresenta una pietra miliare nella carriera dell’artista. Contraddistingue l’espressione del suo desiderio di abbracciare nuovi modi di scolpire. In questo modo, Ron Mueck espone il suo memento mori, ricordando che in ogni momento, dopo la nascita, stiamo morendo.

Metodo e approccio di Ron Mueck

La maggior parte delle sculture precedenti di Mueck, come A Girl (2006) o Man in a Boat (2022), sono sculture gigantesche o in miniatura che mostrano gli esseri umani nella loro individualità. Mueck le modella a partire dall’argilla. Prima come piccola maquette, poi come scultura in argilla a grandezza naturale. In seguito, la fonde in fibra di vetro e modella il silicone, discostandosi dal tradizionale processo di fusione in bronzo. Realizza i suoi modelli con tecniche acquisite nella sua precedente carriera di artista di effetti speciali.  

Poi ci sono le nuove opere, alcune presentate appositamente per la mostra alla Fondazione Cartier, per le quali Mueck ha utilizzato nuovi materiali e tecniche. Ad esempio, per En Garde (2023) ha realizzato i cani utilizzando nuove tecnologie come la stampa 3D. Con This Little Piggy (2023), il pubblico può assistere al lavoro in corso, poiché le sculture sono realizzate con un materiale che le rende ancora modellabili. Queste ultime opere rivelano un nuovo approccio alla rappresentazione dei corpi. L’artista amplia il soggetto per esplorare gruppi con tensioni e movimento dinamici. Forme e ritmi complessi esaltano movimenti che sembrano cambiare quando lo spettatore cammina intorno alle figure. 

Confronto tra Mueck e altri corpi nell’arte

La scultura rinascimentale italiana del David di Michelangelo Buonarroti, anch’essa una statua colossale dall’altezza di 5,7 metri, è spesso considerata l’epitome della bellezza classica. In questo caso, la grandezza esalta la virilità nuda. Inoltre, Davide, un personaggio della Bibbia, è rappresentato prima del suo combattimento con Golia. Il suo atteggiamento mostra una violenza contenuta e controllata, pronta all’attacco, esaltando le virtù ricercate dal popolo fiorentino. Nella sua posa di contrapposto, rappresenta un’interpretazione rinascimentale del diffuso antico tema greco di nudo maschile eroico. Il soggetto è quindi “nobile”. 

Al contrario, le sculture di Ron Mueck sono “volgari” nullità, che ritraggono l’ordinario sconosciuto e indifeso. Più vicina alla rappresentazione femminile della vulva de L’Origine du Monde del pittore Gustave Courbet, l’opera di Ron Mueck mette in discussione la comprensione generale del corpo umano inserito in una cultura specifica di un dato periodo. Gioca con la sottile linea che distingue la venerata bellezza naturale dall’occulto e dal profano. In effetti, le sculture di Mueck rappresentano corpi in posizioni vulnerabili, disposti in modo teatrale. Imponenti, costringono il pubblico a parlare di tabù, a rivelarli, a spogliarsi dell’artificio e a mettersi a nudo.

Discutere i limiti del corpo

Spingendosi oltre, Patricia Piccinini, un’artista che gioca con la produzione iperrealista del corpo, compie una svolta aggiungendo degli elementi fantastici alle sue sculture. Per esempio, il progetto Graham è una collaborazione dell’artista con esperti di incidenti stradali e medici. Insieme hanno riprodotto una figura che rappresenta ciò in cui il corpo umano dovrebbe evolversi per essere in grado di sopravvivere agli incidenti stradali, esponendo così la vulnerabilità del corpo umano.

The project Graham

Dove vedere le opere di Ron Mueck?

Dopo Parigi, la mostra di Ron Mueck sarà ospitata alla Triennale Milano da dicembre 2023 a marzo 2024 nell’ambito della partnership tra la Fondazione Cartier e l’istituzione milanese. 

A shot movie about Mueck working on the sculptures made for the exhibition at Fondation Cartier

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