Bartleby, lo Scrivano di Herman Melville | Il diritto al dissenso
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Quando un avvocato di Wall Street chiede a Bartleby, il suo nuovo impiegato, di aumentare il carico di lavoro, si scontra con un educato ma fermo rifiuto: “Preferirei di no“. Una ribellione discreta ma saldissima diventa emblematica di un modo di essere e di vivere che ancora oggi, dopo 170 anni, risulta attuale.
Bartleby, lo scrivano: una Storia di Wall Street, pubblicato la prima volta nel 1853, è una dei racconti brevi più famosi scritti dall’autore americano Herman Melville. Nato a New York nel 1819, Melville è noto soprattutto per il suo capolavoro Moby Dick che, al tempo della pubblicazione, fu accolto da recensioni poco favorevoli. Bartleby, lo Scrivano è, in qualche modo, anche una risposta alle pressioni che la società esercita sugli scrittori.
Definito “perfetto e ambiguo” dall’Independent, il racconto ha ispirato il teatro, l’opera, programmi radiofonici e film. Sono stati realizzati cinque adattamenti di Bartleby per il cinema, l’ultimo dei quali uscito nel 2001, diretto da Jonathan Parker, con Crispin Glover nel ruolo di Bartleby e David Paymer nel ruolo del suo capo.
Ma i rimandi a Bartleby nella cultura non finiscono qui. In molti lo hanno citato: Abdulrazak Gurnah nel suo romanzo Sulla Riva del Mare; il settimanale inglese The Economist ha una colonna chiamata Bartleby; infine il movimento Occupy Wall Street ha eletto la frase “preferirei di no” (“I would prefer not to“), a uno dei suoi slogan.
Una trama che sfugge alle interpretazioni
La trama ha una struttura lineare: c’è una sola ambientazione principale e un numero ristretto di personaggi. Oltre a Bartleby e al suo capo lavorano nell’ufficio altri due impiegati, Tacchino e Pince-nez. L’autore li descrive come eccentrici e allo stesso tempo equilibrati nelle rispettive peculiarità: Tacchino perde la testa nel pomeriggio; Pince-nez risulta irritabile e nervoso solo al mattino. L’arrivo di Bartleby provoca una rottura in questo equilibrio.
In questo atteggiamento dunque sedevo, quando l’avevo chiamato, informandolo rapidamente di ciò che desideravo, cioè che esaminasse con me un breve documento. Immaginate pertanto la mia sorpresa, anzi la mia costernazione, quando, senza nemmeno uscire dal suo rifugio, Bartleby, con tono stranamente dolce, ma al tempo stesso fermo, mi rispose: – Preferirei di no.
Con il procedere della storia, Bartleby sempre più spesso “preferirebbe non” lavorare, sfidando così il suo capo, i suoi colleghi e, in generale, le aspettative impostegli dalla società. Il protagonista rimane una figura misteriosa fino alla fine, discreta e quasi invisibile, se non per i continui dinieghi. Si rifiuta persino di spostarsi dal luogo di lavoro dopo che il suo capo vende lo spazio dell’ufficio. Ma non finisce qui: dopo essere finito in prigione per vagabondaggio, e aver rifiutato le offerte di aiuto, Bartleby muore in stato di abbandono.
L’ambiguità caratteristica di Bartleby ha dato luogo a varie interpretazioni: per l’Encyclopaedia Britannica questo racconto rispecchia il pessimismo di Melville in un momento particolarmente critico della sua carriera. Altri critici, andando oltre l’interpretazione biografica dell’opera, hanno fatto analisi psicologiche, filosofiche e anche politiche dei suoi personaggi. L’americana Louise Barnett, scrittrice e professoressa di letteratura, vede in Bartleby il prototipo del lavoratore alienato; altri, come il critico letterario Sanford Pinsker, suggeriscono che la narrazione in prima persona del capo di Bartleby dia un punto di vista limitato e parziale.
Bartleby e il fenomeno delle Grandi Dimissioni
Nonostante sia stato scritto negli anni ’50 del 1800, Bartleby, lo Scrivano rimane una storia moderna. Soprattutto nell’era digitale, che dà valore all’iperattività e al multitasking a discapito del benessere personale, come esaminato dal filosofo coreano Byung-Chul Han nel suo saggio La Società della Stanchezza.
Bartleby, però, non esemplifica solo abbandono e trascuratezza; rappresenta anche chi preferirebbe non lavorare fuori orario e non prendersi responsabilità extra, o chi sceglie di fare il minimo indispensabile per non perdere il lavoro. Questo fenomeno, che si è intensificato dopo la pandemia di Covid-19, è conosciuto anche come quiet quitting e può originarsi dalla preoccupazione per il proprio benessere, da un cambio di priorità o dal desiderio di raggiungere un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro.
Un altro fenomeno collegato è quello delle Grandi Dimissioni, un’espressione che indica i moltissimi lavoratori che, dall’inizio della pandemia, si sono licenziati o hanno cambiato carriera. Le cause principali di questo fenomeno sembrano essere gli ambienti lavorativi alienanti, datori di lavoro insensibili o il desiderio di sentirsi apprezzati professionalmente. Bartleby non vuole davvero lasciare il lavoro, ma non vuole neanche conformarsi alle aspettative del suo capo. In questo senso, la sua ribellione è ancora emblematica di un certo modo di stare al mondo.
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