La vegetariana di Han Kang | La carne e il corpo femminile
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La vegetariana di Han Kang | La carne e il corpo femminile

La vegetariana di Han Kang | La carne e il corpo femminile

Postato il 10 Ottobre, 2024

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183 pages

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La vegetariana dell’autrice sudcoreana e premio Nobel Han Kang è un romanzo in tre parti pubblicato nel 2007 e tradotto in più di venti lingue. Si basa sul racconto scritto da Han nel 1997, Convalescenza, in cui una donna si trasforma letteralment in una pianta. In un’intervista al New York Times la scrittrice ha condiviso di essersi ispirata alle parole della poetessa coreana Yi Sang: “Credo che gli umani dovrebbero essere piante”.

La vegetariana sviluppa diversi strati narrativi con toni cupi e feroci. Mentre la dieta vegetariana rimane solo marginale, le somiglianze tra l’oppressione degli animali e quella delle donne assumono una centralità cruciale. La protagonista Yeong-hye, grafica part-time che vive con il marito a Seoul, decide di diventare vegetariana dopo un sogno disturbante. Questa scelta di consapevolezza e rispetto per le altre creature la porterà all’isolamento e al conflitto, soprattutto da parte dei membri maschili della sua famiglia. Il corpo femminile diventa non solo un campo di battaglia, ma anche un rifugio e l’ultima forma di autodeterminazione per la protagonista del romanzo.

La vegetariana: patriarcato e politica sessuale della carne

Come spiega la stessa Han, in un’intervista del 2016, durante la scrittura di La vegetariana si è concentrata su alcune domande universali:

[…]mettendo in discussione la violenza umana e la (im)possibilità dell’innocenza; definendo la sanità mentale e la follia; la (im)possibilità di comprendere gli altri, il corpo come ultimo rifugio o ultima forma di determinazione, e altro ancora. Sarà inevitabile che lettori con background culturali diversi si concentrino su aspetti differenti. Se potessi dire una cosa, questo romanzo non è una semplice denuncia del patriarcato coreano. Volevo affrontare le mie domande di lunga data sulla possibilità/impossibilità dell’innocenza in un mondo intriso di violenza e bellezza.

Tuttavia, un gran numero di lettrici in tutto il mondo ha messo in risalto la critica di Han al patriarcato. Molte di loro hanno accolto La vegetariana come un nuovo manifesto ecofemminista. La protagonista del romanzo considera il vegetarianismo come un modo per non fare del male a nessuno, affermando al contempo la propria identità e libertà.

Per la femminstia statunitense feminist Andrée Collard,

Sotto il patriarcato come ordine sociale, la natura, gli animali e le donne vengono oggettivati, posseduti e soggetti al controllo maschile sui loro sistemi riproduttivi.
(Rape of the Wild: Man’s Violence against Animals and the Earth, 1989)

Questo spiega perché la protagonista Yeong-hye porti il vegetarianismo all’estremo e finisca per farsi del male nel tentativo di rivendicare il suo diritto esistenziale sul proprio corpo. Dopo un climax che ricorda le antiche tragedie greche, l’eroina è pronta a sacrificare la propria vita per i suoi ideali e l’autoaffermazione. Il corpo di Yeong-hye è l’unica cosa su cui può esercitare controllo e potere.

Corpo femminile vs sguardi maschili

In La vegetariana, le frasi brevi e incisive creano immagini potenti. Le scene evocative restano impresse nella mente: il marchio mongolo viola di Yeong-hye trasformato in arte attraverso la body painting, o Yeong-hye immobile e bagnata dalla pioggia su una pendenza, simile a uno degli alberi lucenti che la circondano. Queste immagini hanno la vividezza dei dipinti espressionisti, a cui l’autrice si riferisce quando ammette che la sua principale fonte di ispirazione per la scrittura è l’arte visiva. Ovunque vada, appende sempre un autoritratto della pittrice tedesca Käthe Kollwitz sulla parete della sua stanza.

Un personaggio diverso racconta ogni parte del romanzo. Il marito di Yeong-hye è il narratore della prima sezione, intitolata La vegetariana; la seconda, La macchia mongolica, è narrata in terza persona e si concentra sul cognato di Yeong-hye. L’ultima parte, Fiamme verdi, rimane in terza persona ma si focalizza sulla sorella della protagonista. Yeong-hye non è mai la narratrice; la sua prospettiva non è mai realmente espressa e i lettori la conoscono attraverso lo sguardo e le interpretazioni dei personaggi maschili del libro. La protagonista raggiunge il lettore attraverso le sue azioni piuttosto che attraverso le sue parole. Questo sembra richiamare il titolo di uno dei saggi della filosofa statunitense Gayatri Chakravorty Spivak: Can the Subaltern Speak? (Può parlare il subalterno?). A causa della sua condizione sociale, Yeong-hye può comunicare solo attraverso la disciplina del proprio corpo.

Dalle traduzioni in tutto il mondo al premio Nobel

Figlia d’arte, nel 1993, all’età di 23 anni Han ha esordito con le sue prime poesie. Successivamente ha cambiato genere, pubblicando tra l’altro la raccolta di racconti Love of Yeosu (1995) e i romanzi The Black Deer (1998) e Your Cold Hand (2002).

Il vero successo di Han è arrivato solo più tardi, con LA e le sue numerose traduzioni. Nel 2016, la traduzione inglese a cura di Deborah Smith ha vinto il Man Booker International Prize, diventando il primo romanzo singolo a ricevere il premio. Ha superato due grandi favoriti: Storia della bambina perduta di Elena Ferrante e La stranezza che ho nella testa dello scrittore turco Orhan Pamuk. Nello stesso anno, La vegetariana, che ha venduto oltre 20.000 copie, è stato inserito da Time nella lista dei migliori libri del 2016. Nel 2009 è uscito un adattamento, un film erotico horror omonimo, diretto da Lim Woo-Seong.

L’impatto della sua scrittura porta Han Kang a vincere il Nobel per la Letteratura 2024, “per la sua intensa prosa poetica che mette a confronto i traumi storici con la fragilità della vita umana”

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