Il Sabba delle streghe di Salvator Rosa | Streghe di ieri e oggi
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Nato a Napoli nel 1615, Salvator Rosa, autore dell’opera Il Sabba delle streghe, è stato un pittore, incisore, poeta del XVII secolo. Rosa è anche uno dei maggiori esponenti del genere letterario satirico del Seicento. All’interno delle satire venivano trattate tematiche morali, sociali e politiche, criticandone e deridendone i vari personaggi. In un’epoca nella quale l’Italia è un insieme di città-stato indipendenti, Rosa inizialmente si forma a Napoli. Qui il suo stile viene influenzato dal noto artista barocco spagnolo Jusepe de Ribera, con cui si forma il cognato di Rosa.
In seguito l’artista si trasferisce a Roma, ma è presto costretto a fuggire e a rifugiarsi a Firenze: le sue satire sono recepite come una critica all’autorità, anche quella del grande scultore Lorenzo Bernini. A Firenze, il cardinale Carlo de’ Medici, rampollo della potente famiglia toscana, si prende cura di lui. Un trasferimento a Roma nel 1650, passando per Napoli, precede la morte di Rosa nel 1673.
La notte delle streghe
Salvator Rosa è un precoce esponente del Romanticismo, scuola artistica e letteraria che nasce dalla celebrazione dei sentimenti, della natura, dei diritti dell’individuo che si afferma tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento. Il suo occhio per le figure, i suoi autoritratti e i suoi paesaggi di natura ribelle e indomita, spesso con figure classiche e religiose, diventano la sua cifra stilistica. Tra il 1640 e il 1649 l’artista dipinge Il Sabba delle streghe, una delle più note rappresentazioni del rituale di stregoneria, oggi esposta a Houston, in Texas, all’Audrey Jones Beck Building. Questo è un esempio di come la magia nera e la stregoneria siano temi che spesso affascinano il pittore, in parte sulla base del tradizionalismo religioso napoletano e della sensibilità verso l’occulto, in parte perché la stregoneria e la paura popolare delle streghe sono diffuse nell’Europa religiosa dell’epoca.
Artisti del Nord Europa come Leonard Bramer e il pittore olandese Jacob van Swanenburg – che insegna a Rembrandt – includono questa tematica tra le loro opere. Tra gli altri lavori di Rosa su questo argomento c’è il dipinto esposto alla National Gallery di Londra, intitolato Streghe e incantesimi, realizzato per il banchiere e collezionista fiorentino Carlo Rossi intorno al 1646. Rosa scrive anche dei versi sulle streghe, come nell’ode satirica La Strega, che parla della maledizione lanciata da una strega a un uomo che non ha ricambiato il suo amore.
La Strega
“In quest’atra caverna,
ove non giunse mai raggio di sole,
dalle tartaree scuole
trarrò la turba inferna:
farò che un nero spirito
arda un cipresso un mirto.
e mentre a poco a poco
vi struggerò l’imago sua di cera,
farò che a ignoto foco
sua viva imago péra,
e quando arde la finta arda la vera.”
Streghe nell’arte
Tra il XV e il XVI secolo, molti pittori scelgono, come soggetto da rappresentare, le streghe e i loro rituali (Sabba). Vi sono infati numerosi riferimenti nella cultura egizia, nella Bibbia e nella cultura greca, nella quale spiccano per importanza le maghe Medea e Circe.
Il termine Sabba, inteso come raduno di streghe, demoni, spiriti oscuri, compare per la prima volta nel Medioevo: le streghe vi svolgono i loro rituali e incantesimi, mentre secondo la credenza popolare alcune streghe hanno rapporti sessuali con il Diavolo stesso, che appare sotto forma di caprone. È il famoso pittore spagnolo Francisco Goya a raffigurare questo rituale tra il 1820 e il 1823 nell’opera Il sabba delle streghe o Il grande caprone, oggi esposta al Museo del Prado di Madrid.
La figura del caprone in realtà rappresenta il Dio Cornuto pagano, o la fusione di divinità antiche come Cernunnos, il Dio Cornuto dei celti, con le divinità greco-romane di Pan e Dioniso. Si crede che dalla sua figura mitologica cornuta sia nata l’immagine del diavolo, la figura mitica del male nei testi cristiani, gettando così un’ombra su coloro che praticavano le religioni pagane.
Il concetto del Sabba
Il significato più conosciuto e popolare del termine “Sabba” è quello che denota un giorno religioso di riposo del calendario ebraico: il termine deriva dal greco “’sabbaton” o riposo, a sua volta etimologicamente legato all’ebraico “shabbath”. Una sottoderivazione della parola, attraverso il termine francese “sabbat”, è arrivata a significare un raduno di streghe e demoni dove si svolgevano i loro rituali. La “h” è stata aggiunta erroneamente nel tempo.
Il Canon Episcopi, , invece, era un testo di diritto canonico del XII secolo che descriveva rituali pagani precristiani con lo scopo di istruire i vescovi sull’atteggiamento da tenere nei confronti della stregoneria, arrivando a descrivere incontri notturni di alcune donne con la dea greca e romana Diana, divinità pagana della caccia, della luna e della campagna.
Le streghe 2.0
Così come un tempo le streghe erano il soggetto di molte opere, oggi sono il soggetto di molte altre forme d’arte, soprattutto nella cultura popolare. L’influenza è lineare, distendendosi dal Macbeth di Shakespeare, a Le cronache di Narnia, fino a film moderni come Le streghe di Easwick, Suspiria e Stardust. Inoltre ci sono anche Hocus Pocus, Streghe e Le terrificanti avventure di Sabrina. Ultimo ma non per importanza, anche il regista Tim Burton parla di queste creature nella nuova serie di Netflix Mercoledì. Streghe, invece, è una serie fantasy andata in onda tra il 1998 e il 2006, per poi ritornare nel 2018 in un’incarnazione che continua tuttora.
Creata da Constance M. Burge, Streghe racconta le avventure delle sorelle Halliwell: Prue (Shannen Doherty), Piper (Holly Marie Combs), Phoebe (Alyssa Milano) e dalla quarta stagione arriva anche la quarta sorella Paige (Rose McGowan). Dotate dal potere che risale alla profezia del Libro delle ombre, le sorelle Halliwell sono destinate a diventare le streghe più forti della storia. Trasmessa in 55 paesi, Streghe è considerata una delle più famose serie fantasy di sempre, alla fine dell’ottava stagione andata in onda nel 2006, è stata premiata, insieme ad altre, con il Premio dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences per il titolo di serie televisiva al femminile più longeva della storia.
Una cosa è certa, il mondo della stregoneria, con i suoi misteri e le sue ombre, continuano ad affascinare e far discutere. La stessa magia una volta rappresentata da Salvator Rosa nelle sue opere ora viene riportata indietro sui piccoli e grandi schermi, intrigando un pubblico sempre più ampio. Fascino o stregoneria?
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