Spira | Lo sciamanesimo elettronico di Daniela Pes live a Torino
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Il rito è un atto codificato da forme verbali precise che diventa norma per tutti i partecipanti. Ma quale sensazione di disorientamento si proverebbe nel partecipare a un rito dal significato sconosciuto? È una delle provocazioni, intenzionali o meno, che emergono dalla ricerca artistica di Daniela Pes, classe ‘92, nell’album Spira. Uscito nel 2023 per Tanca Records, si è aggiudicato il Premio Tenco come migliore opera prima del 2023. Ogni rito ha la funzione di rendere tangibile e ripetibile l’esperienza religiosa. E lo sciamanesimo di Pes, che ha perfomato live l’ultimo giorno del festival JAZZ IS DEAD! a Torino, ha questo potere. Rendere tangibile un’esperienza metafisica, un rituale dal codice alieno e indecifrabile.
Fuori dal tempo, fuori dai codici
A primo ascolto, forte dell’identità sarda e delle sonorità a tratti neo-folk, Spira sembra inserirsi nel filone dell’hauntologia mediterranea simile a quella di artisti come Mai Mai Mai.
Tuttavia, Pes va oltre, proponendo una dimensione sonora che interroga la nostra comprensione della comunicazione e della tradizione. L’album, prodotto da Jacopo Incani (al secolo Iosonouncane), di cui si sente forte l’influenza, si avvale quasi interamente di una lingua inventata. Emergono richiami semi-verbali che creano un inno liturgico, accessibile solo con l’immaginazione. Ogni traccia abbandona la forma-canzone e permette all’ascoltatore di intraprendere una personale ricerca del proprio passato. Una sorta di Rorschach musicale, in una cosmogonia magica senza tempo.
Questo senso di uncanny, di straniante familiarità, distingue Spira dalla musica contemporanea mainstream. Mentre molte produzioni attuali cercano di interpretare il presente o di fuggire verso il passato o il futuro, lo sciamanesimo dell’album di Pes proviene da una dimensione temporale alternativa e allucinatoria.
Image courtesy of Amalia Fucarino per JAZZ IS DEAD! 2024
Le tracce dell’album: un viaggio sonoro tra terra e cielo
Spira si compone di sette brani che mescolano melodie tradizionali e strutture moderne. L’album si muove tra sonorità materiche, che evocano gli abissi e la terra contadina, per poi elevarsi immediatamente verso altezze eteree. Sette brani amalgamano melodie tradizionali e strutture moderne. In composizioni come Carme sintetizzatori e batterie elettroniche risvegliano gestualità dimenticate in un’ipnotica coreografia che lascia riempire all’ascoltatore ogni suggestione. Tutto il cuore dell’album, in modo più o meno diretto, riporta al centro del discorso una forte energia femminile risvegliata.
Ora insinua un dialogo col divino all’interno di forme del presente che prosegue e rieccheggia nei brani successivi. La purificazione si conclude con la suite di oltre dieci minuti di A te sola cui fa coda uno struggente tema strumentale.
Quando Freud definì il concetto di abreazione, la intese come la liberazione di un’emozione provocata da un forte trauma. Questo fluire spontaneo è tanto liberatore che la terapia stessa veniva chiamata catartica. E l’album è catarsi in questo senso, urgente, necessario, spontaneo. L’autrice ha dichiarato di non aver scelto alcun elemento di proposito, ma che è stato tutto un processo naturale.
Il live di Daniela Pes: partecipare a un rito contemporaneo
Spira ha ricevuto plauso unanime e generale da parte di pubblico e critica, ma la dimensione live è fondamentale per comprendere appieno l’opera. Un live di Daniela Pes, per la natura fondamentale dei brani stessi, è la partecipazione a un rito. De Martino ha studiato come le società umane affidino alle cerimonie i momenti di crisi dell’esistenza individuale e collettiva (il già citato Mai Mai Mai richiama apertamente La terra del rimorso nel suo album del 2022). Questi riti rappresentano spesso manifestazioni di desideri e paure legati alla crescita, alla morte e ai grandi cambiamenti sociali.
Lo spaesamento contemporaneo si manifesta così con Daniela Pes, incorporando il realismo: un rito che ricerca il desiderio stesso. Un rito che trascende il tempo, lo spazio e la cultura, ma che sta evocando qualcosa. Se l’abreazione libera il rimosso, Spira cerca, brama, questo rimosso.
Daniela Pes, al centro del palco, svetta come una sciamana circondata da due officianti ai lati. Restano ritte, se si permettono delle movenze sul posto è solo perchè sembrano completamente attraversate dalla loro funzione. E nella psicologia il ruolo dello sciamano è proprio quello di entrare in contatto con la coscienza dei partecipanti. Nello sciamanesimo ogni gesto è dotato di senso, ogni produzione simbolica può generare trasformazioni, individuali o collettive.
Image courtesy of Amalia Fucarino per JAZZ IS DEAD! 2024
Preghiera collettiva
Lo scorrere dei pezzi diventa il catalizzatore di un processo di catarsi collettiva. Una forte testimonianza del potere universale del suono nel creare connessioni inattese tra le persone.
Una recente ricerca ha dimostrato che esistono pattern musicali comuni in diverse società, legati a specifiche attività come la cura dei piccoli, la guarigione, l’amore e i lutti. Per esempio, le ninne nanne tendono ad essere più dolci e melodiche, mentre i canti per la danza sono più ritmici. Sorprendentemente, i canti rituali di guarigione mostrano meno variazioni melodiche rispetto a quelli per la danza. Fitch e Popescu ipotizzano l’esistenza di principi di base che connettono stili sonori a funzioni sociali, rituali e registri emotivi. La musica di Daniela Pes sembra attingere a queste fondamenta universali, creando una sensazione di familiarità anche quando usa una lingua inventata o suoni astratti. È per questo motivo che, durante i suoi concerti, si avverte un’istintiva risposta fisica e emotiva ai ritmi e alle melodie. Il pubblico si muove quasi inconsciamente, come venisse risvegliato qualcosa di antico.
Ciò che è chiaro è che i pezzi di Daniela non sono pensati per essere realmente ascoltati in solitudine. Durkheim ha sottolineato in passato come il rito serva a rinsaldare i legami di una comunità, in questo senso, Spira è antidoto all’isolamento del presente. È infatti live che i pezzi prendono la loro forma definitiva e lo si percepisce nell’uniformità con cui tutto il pubblico partecipa all’esperienza.
Tecnologia e tradizione: lo sciamanesimo elettronico di Daniela Pes
Il concerto di Daniela segue i dettami e i codici di un rito di passaggio. Ogni pezzo della scaletta diventa preghiera che si sciorina come grani di un rosario. Un cumulo informe di cavi jack e cannon scende dall’altare come una pianta artificiale. L’uso di sintetizzatori, elettronica e tecnologie moderne è centrale nel lavoro di Pes. L’elettronica di Daniela, forte della sua formazione jazz, è originale anche quando si sviluppa per moduli. Tradisce subito regole o archetipi per riuscire comunque a richiamarli costantemente, come nell’impressionismo. Questo sincretismo di tecnica e arcaico suona immediatamente naturale. Pes riesce a integrare sacralità e tecnologia evitando sia l’eccessiva estetizzazione del passato (hauntologia) che l’euforia disperata del futuro (hyper) o la freddezza del minimalismo.
La voce di Pes, strumento multiforme, oscilla tra il bucolico e l’etereo, tra l’umano e il sovrumano, creando una tensione alternativamente familiare e aliena. Questo dualismo destabilizza le nozioni preconcette di appartenenza e identità, sfidando l’ascoltatore a esplorare nuove possibilità di interpretazione.
Una nuova forma di catarsi musicale
L’artista ha dichiarato che il ruolo dell’artista non è “quello di esprimere i tempi, ma di precederli”. Con Spira si crea un portale verso una dimensione altra, dove chi ascolta è invitato a varcare quella soglia e trovarvi un senso. Una fuga verso un futuro ancora da immaginare.
Spira di Daniela Pes è un album che non si limita a essere ascoltato, ma che deve essere vissuto come un’esperienza sensoriale e rituale. La musica è essa stessa un esperimento di sciamanesimo sonoro contemporaneo.
In un’epoca in cui i rituali perdono il loro senso, Daniela Pes offre un’esperienza di connessione che trascende le barriere culturali e linguistiche. Radicata in uno sciamanesimo ancestrale che sfida le convenzioni del presente, Spira reinventa il concetto stesso di cerimonia.