Prima di iniziare la sua presentazione/concerto al COMICON 2024 di Napoli, Labadessa fa il soundcheck dando le spalle, sul palco, ai pochi amici e colleghi che si trovano già nella Sala Italia del Teatro Mediterraneo della Mostra d’Oltremare. “Ma non possiamo fare il concerto così? Bellissimo no?”.
A sentirlo cantare i suoi brani originali, Mattia Labadessa è esattamente come ce lo si può immaginare leggendo i suoi fumetti: insicuro e sincero, sensibile e autoironico. Poi scende dal palco e va dietro le quinte, mentre il pubblico entra ansioso di ascoltare i suoi brani, tra cui il più recente Piscio nella doccia, e di sentirlo parlare del suo ultimo libro, Maledetto poeta, che arriva dopo quattro anni da Piccolo! (2020).
Labadessa canta, parla e suda live al COMICON 2024
Labadessa ha iniziato a fare musica quasi per caso, nel 2019, interagendo coi suoi follower su Instagram per scrivere insieme un brano: ne esce fuori il suo primo singolo, Dovremmo prendere un cane. Tra il 2019 e il 2020 ha pubblicato la maggior parte dei suoi brani, di genere indie, da Montesanto a Le foche, fino a Letto Panorama nel 2022 e Piscio nella doccia nel 2024. Non è un percorso lineare, ma un ulteriore modo per parlare al suo pubblico, come faceva già con i suoi fumetti.
Alla fine quello che a me interessa davvero è comunicare qualcosa agli altri, ho capito che è questa la cosa che mi riesce meglio. Anche ai fumetti ci sono arrivato un po’ per caso, il punto è che io provo qualcosa o sento di avere qualcosa da dire e voglio comunicarla a chi mi legge o mi ascolta.
Labadessa
Portare su un palco i suoi brani, esibendosi per la prima volta al COMICON di Napoli, è anche una sfida personale, per superare una delle sue tante paure. Canta con gli occhiali da sole, ma senza dare le spalle al pubblico. E a prescindere dalle qualità canore e musicali, l’obiettivo è stabilire un nuovo tipo di contatto tra autore e pubblico, trovare appunto un nuovo canale di comunicazione: contatto evidente, considerato l’entusiasmo del pubblico a fine evento e i sentiti ringraziamenti di Labadessa verso chi l’ha ascoltato.
Cosa pensa il Maledetto Poeta
Dopo tre brani sale sul palco Josephine Yole Signorelli, in arte Fumettibrutti, per parlare con Labadessa del suo nuovo fumetto, Maledetto poeta. Lo fa parodiando le interviste di Belve di Francesca Fagnani e fa una serie di domande che spaziano dallo scherzo alla curiosità, alla provocazione.
Fumettibrutti: Che belva si sente lei?
Labadessa: Un coniglio, perché è bellino e si mette subito paura.
F: Un suo pregio?
L: Faccio un caffè esagerato. E sono bravissimo a giocare a Tekken e Magic.
F: Peggio le notti o i risvegli?
L: Le notti, odio mio fratello perché è come un computer, si mette a letto, si spegne e dorme. Io vado a letto ma poi chissà che c***o succede, mica è detto che mi addormento. Svegliarsi invece è bello.
F: Nel suo libro, la depressione che ha attraversato negli ultimi anni è rappresentata da uno scarafaggio. Dov’è quello scarafaggio ora?
L: Non so dare una risposta precisa, ma credo che sto imparando a conviverci. Ora mi sento bene, questi giorni al COMICON sono stati bellissimi, ma una parte di me ha sempre paura che la depressione torni.
Poesie, riflessioni sulla propria vita, dialoghi metanarrativi con il lettore e questo allegorico scarafaggio. Maledetto poeta non ha una vera e propria struttura, è un’opera sperimentale che cerca di elaborare e comunicare il vissuto traumatico dell’autore.
Labadessa è in continuo conflitto con se stesso, con ciò che sente, con le aspettative dei lettori e con il peso della vita che avanza. Il suo ultimo libro è rappresentativo di questo caos interiore: si passa dalle pagine dedicate esclusivamente alle poesie, “d’amore” e “amare”, a quelle dal tratto volutamente abbozzato dove Labadessa si apre al lettore, a quelle invece più curate, dove c’è un esplorazione più intima della propria emotività.
Andare avanti nonostante tutto
Quando Fumettibrutti gli chiede perché pensa che morirà a 37 anni, Labadessa non sa rispondere con precisione, è una sensazione che paradossalmente gli permette di tenere a bada l’ansia.
È un modo per valorizzare tutto quello che ho fatto e che farò, avere un lasso temporale definito mi aiuta a mantenere meglio il controllo. Ovviamente spero di superare i 37 anni, però questa sensazione in qualche modo mi aiuta. E poi mi sembra una bella età per morire, 10 anni dopo i fatidici 27 anni.
Labadessa
Il senso della presentazione/concerto e del suo ultimo libro alla fine è proprio questo: prendere coscienza delle difficoltà e imparare a conviverci e gestirle, a volte mettendosi alla prova, a volte essendo clementi con se stessi.
F: Sparisce, ricompare, poi sparisce di nuovo. Come se la vive questa cosa?
L: Prima cercavo di tenere le cose sotto controllo. Mi costringevo a pubblicare qualcosa o comunque a farmi vivo periodicamente. Poi il tempo tra una comparsata e l’altra si è dilatato, giorni, settimane, mesi, finché la situazione non mi è sfuggita di mano completamente. Ora credo di aver trovato un equilibrio, faccio qualcosa solo quando sento davvero di avere qualcosa da dire. Se non faccio niente per troppo tempo comunque mi sento in colpa, ma alla fine il peggio che può succedere è che fallisco professionalmente, per il resto invece la vita va avanti.
E poi l’ultima domanda, prima che Labadessa saluti il suo pubblico del COMICON 2024 con qualche altro brano.
F: Quale domanda voleva che le facessi?
L: Non lo so, una cosa semplice. Tipo “Hai caldo?”