Non so se ho uno stile, ma sento di cambiare qualcosa ogni volta che disegno una storia. Lo sceneggiatore mi chiede di fare qualcosa e io devo superare me stesso per riuscirci.
John Romita Jr.
Nel secondo giorno del COMICON 2024 di Napoli, durante un incontro moderato da Nicola Peruzzi di Panini Comics, i disegnatori John Romita Jr. e Claudio Castellini si sono confrontati raccontando dei retroscena sui loro stili così apprezzati, ma anche così diversi.
John Romita Jr., fumettista prima che disegnatore
“Il mio stile forse è tutto ciò che faccio per consegnare le tavole in tempo”, ironizza l’artista americano. Romita Jr., per la prima volta ospite al COMICON, è tra i disegnatori di supereroi più apprezzati al mondo, grazie ai suoi lavori su Wolverine, Daredevil e Spider-Man, sul quale sta lavorando anche per la testata attualmente in corso. Tratto marcato, dinamicità esplosiva, lo stile di Romita è ben riconoscibile, ma quando gli si chiedono le caratteristiche dei suoi disegni si schernisce, dicendo che si limita a fare ciò che gli riesce meglio. Soprattutto, sostiene che ci sono disegnatori molto più capaci di lui, ma che ciò che fa la differenza è la sua capacità di raccontare una storia.
“Ci sarà sempre qualcuno più bravo a disegnare, ma il mio storytelling è unico, il vero valore che porto al fumetto è il mio modo di mettere in scena la storia”. Il fumetto non è infatti solo disegno o solo storia. È una forma artistica che si basa soprattutto sul racconto sequenziale di scene: è come viene creata questa sequenza a fare spesso la differenza maggiore. Proprio parlando di questo, Romita ha anche chiesto al pubblico cosa ritenga più importante in un fumetto, la storia o i disegni. Un ragazzo ha giustamente osservato che sono importanti entrambi, non possono essere separati, però ormai siamo abituati a standard qualitativi molto alti per i disegni. Per questo tendiamo a darli quasi per scontati, mentre è la qualità della storia, dei personaggi, in generale del racconto a colpire o meno il pubblico, risposta con cui Romita si è trovato pienamente d’accordo.
Claudio Castellini e l’amore per il dettaglio
Castellini ha fatto strada grazie al suo tratto elegante e ricco di dettagli. Dopo i primi lavori su Dylan Dog e la creazione del design di Nathan Never, di cui ha disegnato decine di copertine, il disegnatore italiano ha poi conquistato il pubblico americano. Fa il suo esordio con una storia su Silver Surfer sceneggiata da Ron Marz, Il buio oltre le stelle, recentemente ristampata da Panini Comics, e poi con il crossover Marvel vs. DC ottiene un grande consenso tra i lettori. Nel raccontare la sua esperienza con la Marvel, Castellini cita una chiacchierata con John Buscema (1927-2002), uno dei disegnatori più importanti nella storia del fumetto americano, con i suoi lavori su Conan e per Marvel e DC, nonché uno dei modelli di riferimento dello stesso Castellini.
“Devi fare fumetti, non disegnare la Cappella Sistina”: quello di Buscema è un po’ un commento ironico vedendo l’estrema cura del disegnatore italiano per i dettagli, un po’ un consiglio per collocare in modo più funzionale il lavoro del disegnatore all’interno dell’industria del fumetto. Ma se per Romita Jr. a un certo punto lo storytelling prevale sull’attenzione al disegno, Castellini invece ci tiene a curare le sue opere nei minimi dettagli, trasformando i suoi fumetti in vere e proprie opere d’arte. Anche per questo si allontana progressivamente dalle case editrici di supereroi, visto che la qualità dei suoi lavori spesso non si concilia con le tempistiche incalzanti di Marvel e DC: adesso lavora infatti principalmente su commissione.
L’eredità di John Buscema e John Romita Sr.
Ma seppure Buscema commentava ironicamente i disegni di Castellini, è anche vero che proprio lui è diventato famoso grazie al suo stile dettagliato e preciso, tanto da essere stato definito il “Michelangelo del fumetto”. Romita Jr. osserva infatti che autori come suo padre, John Romita Sr. (1930-2023), o Buscema, sono stati star del fumetto commerciale, ma erano prima di tutto grandi illustratori, che si sono ispirati alla tradizione pittorica europea e conoscevano bene la storia delle arti figurative. Il punto è sempre trovare un equilibrio tra la propria espressione artistica e le necessità produttive ed editoriali che il mercato del fumetto spesso impone.
E infatti anche Romita Jr. racconta ironicamente di un altro episodio che coinvolge sempre Buscema: “Quando gli ho detto che facevo una pagina al giorno, mi ha suggerito di buttare quella c***o di gomma e affidarmi di più al mio istinto, alle mie prime idee sulla messa in scena”. Difficile dire quale sia la strada più giusta, probabilmente nessuna ed entrambe: a seconda del contesto editoriale e degli autori coinvolti, il fumetto ha dimostrato tanto di poter mettere in campo creazioni artistiche equivalenti ai maestri della pittura quanto di saper mettere in scena storie capaci di restare nei confini delle tempistiche editoriali, senza per questo rinunciare alla qualità del prodotto finito.
Castellini e Romita Jr. al COMICON 2024 per raccontare come fanno fumetti
“Il disegnatore è un po’ come un attore. Deve saper fare una serie di cose e ‘interpretarle’ in base alle richieste dello sceneggiatore” dice Castellini. Questo incontro al COMICON 2024 tra Castellini e Romita Jr. è stato anche un’occasione per scoprire come i due artisti si sono approcciati a storie differenti. “Quando ho lavorato su Silver Surfer con Ron Marz, sapevamo che il focus sarebbe stato sulla parte visiva. Lui quindi mi ha lasciato molto spazio, senza vincolarmi troppo con la sceneggiatura. Un’esperienza analoga a quella con Paul Jenkins, quando abbiamo lavorato a Wolverine: The End. Più che una sceneggiatura era un soggetto, Jenkins mi raccontava una storia, ricca di dettagli e indizi sull’atmosfera e le emozioni da mettere in scena, ma poi mi lasciava grande libertà su come impostare i disegni e la tavola” racconta Castellini.
“Quando ho lavorato per testate regolari invece le cose erano diverse. All’epoca mi occupavo di rivisitare il design di alcuni personaggi per renderli più moderni. L’ho fatto per Conan, per Morbius, il nemico di Spider-Man, ispirandomi un po’ a Batman un po’ a Il corvo, ma per il resto ero più legato alla sceneggiatura. Poi è importante essere sempre flessibili e capire cosa fare per disegnare al meglio la storia. Io per esempio non ho mai usato fotografie come reference, preferisco immaginare tutto, ma quando ho lavorato a Star Wars ho fatto un lavoro diciamo più ‘filologico’. Per riprodurre bene personaggi e ambientazioni ho usato appunto delle foto. Alla fine mi fecero i complimenti dicendomi che il senatore Palpatine era identico al personaggio dei film”.
Romita Jr., una sfida perenne al tavolo da disegno
Anche Romita racconta di come non sia tanto il suo stile a cambiare, ma che lo faccia piuttosto il suo rapporto con la storia e con il disegnatore. “Lavorare con Frank Miller è stato fantastico perché entrambi siamo cresciuti insieme nella Marvel, sapevamo bene quale fosse la ‘Marvel’s way’ dei fumetti e quindi c’è stata una grande alchimia. Daredevil: L’uomo senza paura conta circa 160 pagine, ma Miller mi passò una ventina di pagine di script perché sapevamo che il focus di quella storia era l’azione, che le scene dovevano respirare liberamente”.
Lavorando invece con lo sceneggiatore Mark Millar su Kick-Ass Romita racconta che è stata una sfida continua. “Dovevo continuamente superare me stesso per mettere in scena le idee folli di Millar e questo tipo di esperienza è sicuramente ciò che mi ha fatto crescere di più come disegnatore. Ti trovi davanti ad un ostacolo e lo superi crescendo come autore, trovando un modo per creare i giusti disegni e il giusto storytelling per quella storia”.