Diabolik | Il Re del Terrore e la rivoluzione delle sorelle Giussani
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Io sono un assassino Eva. Se mi serve uccido. E la cosa mi lascia del tutto indifferente.
Diabolik, da L’isola degli uomini perduti
Diabolik, l’uomo mascherato il cui vero nome è ancora un mistero, nasce in Italia dalla mente di Angela Giussani.
La storia racconta che in quel periodo, a Torino nel 1958, viveva un assassino che, dopo aver scritto alla stampa locale, aveva iniziato a farsi chiamare Diabolich. Non fu mai preso. Alcuni pensano che l’ispirazione per il fumetto arrivi da lì, o forse dal personaggio di Fantômas, lo spietato criminale protagonista degli omonimi romanzi.
Quando Diabolik vede la luce il 1° novembre 1962 con la casa editrice di Giussani, Astorina, gli altri editori di fumetti ne osservano la nascita con un sorriso ironico e divertito. Non credono, infatti, che uno spietato criminale possa avere successo. Ma la storia dimostra il contrario.
Il Re del Terrore
Fino a Diabolik, il fumetto italiano era più simile a ciò che si potrebbe definire ‘roba da ragazzi’. Giussani, invece, voleva conquistare un pubblico più adulto, tenendo conto del recente successo dei romanzi d’avventura con sottotrame romantiche. Astorina pubblica quindi Diabolik in formato tascabile, più piccolo degli altri fumetti, in modo che i lavoratori pendolari possano portarlo con sé facilmente.
Diabolik introduce un nuovo tipo di personaggio e un nuovo genere di fumetto, almeno in Italia: i cosiddetti fumetti neri. Il termine si riferisce a quei fumetti in cui il protagonista è un antieroe o un criminale, e le loro storie vedono un rovesciamento dei principi morali rispetto ai dettami comuni dalla società reale. Paragonato ai fumetti americani, Diabolik si può quindi descrivere come un Batman più spietato e moralmente compromesso.
Con Il Re del Terrore, il primo numero, tutto questo diventa subito chiaro. Diabolik è un ladro che, nell’immaginaria città di Clerville e dintorni, non ruba ai ricchi per dare ai poveri, ma per tornare al suo covo con un nuovo bottino. La sua è più che altro una sfida contro sé stesso e la legge, per dimostrare chi è il più furbo tra lui e la sua nemesi, l’ispettore di polizia Ginko. E, se qualcuno si intromette nel suo lavoro, Diabolik non si fa problemi ad ucciderlo a sangue freddo.
Naturalmente, questo ladro ha un codice d’onore che segue pedissequamente, ma rimane soprattutto un assassino e una mente criminale. I lettori, quindi, trovano sempre interessante leggere di come porterà a termine l’ennesimo colpo, grazie all’aiuto di dispositivi tecnologici e delle sue maschere, costruite in modo da poter assumere l’identità di chiunque.
La reazione sociale
Un personaggio del genere non poteva non scatenare una serie di polemiche. Le accuse sono state diverse, come istigazione alla violenza e addirittura turbamento dell’animo dei lettori. La corruzione dei minori o l’istigazione a commettere crimini e oscenità sono solo alcune delle critiche sollevate ai creatori di Diabolik. All’occhio superficiale era come se, al giorno d’oggi, si facesse davvero il tifo per lo stalker protagonista della serie televisiva You.
Nella mente dei suoi creatori, Diabolik è sempre stato l’espressione di ciò che non funziona nella società, soprattutto all’interno della borghesia (alla quale Diabolik e i suoi autori appartengono), la cui ideologia si basa sul consumo e l’accumulo. Diabolik mostra questa classe sociale in una forma, evidentemente, non gradita da tutti: spietata e a spese dei più deboli.
Nel 1964, anche la sorella di Angela Giussani, Luciana, inizia a lavorare come autrice presso la casa editrice Astorina, e le due vanno avanti a prescindere dalle opinioni negative e le lettere degli avvocati. Non hanno intenzione di cambiare il loro personaggio.
L’arresto di Diabolik
Quando si pensa a Diabolik, la persona che viene subito in mente è la sua partner, Eva Kant. La vedova che ha sposato suo cugino solo per poter recuperare il cognome di famiglia, è introdotta nel terzo numero del 1963. In quel numero, L’arresto di Diabolik, la donna salva il criminale dalla ghigliottina. Ovviamente, i due fuggono poi insieme.
Come Mario Gomboli, attuale direttore di Astorina, racconta in un’intervista per AudibleBlog, “Diabolik è un ladro e un assassino, quando gli serve. Eppure sa essere dolce e sensibile con la sua compagna, cui è rigorosamente fedele. Prima di lui non si era mai visto un simile eroe maschile, e non solo nei fumetti. Eva Kant è una donna determinata, forte e spietata, quando le serve. Subisce il fascino del suo compagno ma non ne è succube”.
Eva è una donna dalla bellezza disarmante, ma non è mai stata la sottoposta di Diabolik. Spesso al centro della scena, ha sempre avuto un rapporto paritario con il criminale. Infatti, quando Diabolik cerca di fare il superiore, lei non perde mai occasione per ricordargli che sono sullo stesso piano.
Eva ha quindi sovvertito i canoni della donna dei fumetti, vista spesso come un trofeo, una vittima o semplicemente un’innamorata. Lo stesso vale per il concetto di coppia: Eva e Diabolik non sono sposati e non hanno figli. Definiscono la loro storia d’amore perfetta così com’è, e negli anni ’60 e ’70 una coppia di fatto non poteva che creare ulteriore scalpore. Diabolik ha sempre cercato di stare al passo del contesto socio-politico del tempo, spesso addirittura superandolo. Solo per citare un esempio, nel 1974 un numero conteneva un’illustrazione di Diabolik ed Eva in cui gli stessi personaggi invitavano i lettori a votare NO al referendum sull’abrogazione del divorzio.
Ginko senza più regole
Qualcuno deve dare la caccia sia a Diabolik che ad Eva, e il suo nome è Ginko, l’ispettore di polizia. Peculiare è l’uso della lettera K nel suo nome, una scelta fatta per sottolineare il legame che il poliziotto ha con il criminale. Infatti, i due sono l’alter ego della stessa persona, anche nei lineamenti. L’attore americano Robert Taylor ha ispirato il character design di entrambi i personaggi.
La questione è approfondita ancora una volta nel 2020, con il numero Ginko senza più regole, in cui l’ispettore si ritrova manipolato e inconsapevole: affronta un viaggio psicologico che minaccia di spezzare irrimediabilmente la sua mente, costringendolo a compiere gesti di cui poi si pentirà. Spetta a Diabolik ed Eva indagare su ciò che sta accadendo all’ispettore.
Diabolik non vuole che succeda qualcosa di male a Ginko. Il loro è un rapporto tra avversari, non nemici. Il criminale compie i suoi misfatti proprio per il gusto dell’adrenalina e poter sfuggire alla giustizia. Se colui che incarna i valori della giustizia venisse improvvisamente a mancare, non ci sarebbe più gusto né eccitazione.
La loro relazione è simile a quella tra Moriarty e Sherlock Holmes. Ginko, inoltre, assomiglia molto al detective, specialmente agli esordi della sua carriera fumettistica. Entrambi hanno in comune la volontà di non arrendersi mai, un’evidente intelligenza deduttiva e anche l’amore per la pipa.
Diabolik, chi sei?
Diabolik è ancora in corso, con più di 900 numeri fino ad oggi. La sua pubblicazione si è estesa anche all’estero, in vari Paesi di tutti i continenti. Sono stati prodotti anche diversi film, tra cui una trilogia ancora in corso (Diabolik, Ginko all’attacco! e Diabolik, chi sei?), videogiochi, giochi da tavolo, romanzi, serie animate, documentari, mostre e persino un radiofumetto e un audiofumetto.
Fin dalla sua nascita, ha suscitato consensi e discussioni. Con la nascita dei fumetti neri sono seguite imitazioni e parodie, da Sanatink a Kriminal, passando per Cattivik e Paperinik. Addirittura negli Stati Uniti, Diabolik ha ispirato il fumettista Grant Morrison per la creazione di Fantomex, un membro degli X-men la cui assistente AI ha il nome di E.V.A.
Ci sarà sempre qualcosa da scoprire su di lui. Nel numero del 1968 Diabolik, chi sei? il lettore viene informato sulle origini di Diabolik. È un orfano cresciuto da un criminale di nome King. Tuttavia, dato che nemmeno il protagonista ha idea di chi siano i suoi genitori biologici, ci sono sempre possibili informazioni da svelare.
Diabolik porta i misteri anche nel mondo reale. Per esempio, l’illustratore del primo numero, Angelo Zarcone, conosciuto come “Il tedesco”, è scomparso nel nulla. Nemmeno il famoso investigatore Tom Ponzi, ingaggiato per trovarlo in occasione del ventesimo anniversario di Diabolik, ci è riuscito.
Nel corso degli anni, Diabolik non è rimasto il criminale senza scrupoli che era agli esordi. Il suo codice d’onore si è rafforzato e le sue uccisioni ora si concentrano prevalentemente su altri criminali malvagi. Ma, senza dubbio, ha ancora molto da raccontare sulla società in cui viviamo.
Diabolik cesserà di esistere quando la società non avrà più bisogno di lui per rilevare le sue contraddizioni.
Angela e Luciana Giussani
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