Il ritorno al COMICON di Napoli ha registrato più di 135 mila visitatori che ne hanno riempito i padiglioni e sale. Dopo due anni di pausa causa pandemia, la fiera ha visto una folla avida di incontrarsi dal vivo, allungando le file ai tornei di spade, giochi da tavolo e incontri con gli autori.
Il COMICON, che sin dal suo esordio nel 1998 ha ospitato figure internazionali come Milo Manara, Frank Miller o Frank Cho, anche quest’anno ha offerto al pubblico panel ed incontri con personaggi di ogni settore. In questa edizione, lo scrittore Maurizio de Giovanni è ritornato all’evento con l’incontro L’universo a fumetti di Maurizio de Giovanni, per parlare degli adattamenti dei suoi romanzi insieme agli sceneggiatori Claudio Falco e Alessandro Di Virgilio e i disegnatori Massimo Bertolotti, Fabiana Fiengo e Alessandro Nespolino.
Per adattare Il commissario Ricciardi, de Giovanni ha voluto coinvolgere autori campani nel progetto, provenienti dalla Scuola Italiana di Comix di Napoli, come nel caso dei docenti di sceneggiatura Sergio Brancato e Falco.
Abbiamo intervistato Claudio Falco al COMICON proprio per parlare della versione a fumetti di Ricciardi, ma anche del ritorno alla fiera e il ruolo di Napoli.
Com’è trovarsi finalmente al COMICON dopo due anni di pandemia?
Claudio Falco: È una boccata d’ossigeno, non se ne poteva più. C’è bisogno di vedersi da vicino. Abbiamo tirato per due anni con collegamenti online ma questo è un lavoro che si fa guardandosi in faccia, parlando da vicino. Il contatto fisico è fondamentale.
Parlando del Commissario Ricciardi, come è andata la collaborazione con de Giovanni, come vi siete incontrati?
CF: Ci siamo trovati proprio a un COMICON di qualche anno fa. Eravamo ad una presentazione seduti uno accanto all’altro. [de Giovanni] mi dice “che ne pensi, Bonelli potrebbe essere interessata a fare Ricciardi a fumetti?” e io gli dissi “non so, la Bonelli non ha mai fatto adattamenti di romanzi, si può provare a parlarne”. Tramite la Scuola Italiana di Comix di Mario Punzo, il discorso è stato portato avanti. La Bonelli ha dato la disponibilità e da lì è partito tutto, grazie anche all’entusiasmo de Giovanni che ci ha consegnato un materiale strepitoso.
Napoli, con le opere di de Giovanni e altri autori, si sta emancipando dai classici stereotipi a cui spesso viene associata, dimostrando che ha tante altre storie da raccontare. Storie che vengono poi diffuse a livello nazionale, come nel caso delle serie RAI o i fumetti. Che ne pensi di questo fenomeno?
E viva Dio, meno male! Napoli non è solo i suoi stereotipi, è una realtà complessa. È una grande città, con una grande storia, con un mix di situazioni. Ci sono anche elementi come la camorra ma c’è tanto altro da raccontare. Napoli è una città che ti racconta storie in ogni minuto, in qualunque momento. È un materiale inestinguibile.
Credi che questo possa aiutare a far cambiare idea alle persone? Soprattutto quelli che continuano a collegare la città ad un modello negativo?
Chi è intelligente può anche superare i preconcetti. Per gli altri purtroppo non c’è speranza, ma che possiamo farci.
Parliamo della differenza tra fumetto e romanzo. Il Commissario Ricciardi è stato adattato a serie TV e a fumetto ma nasce come un romanzo. Credi che un adattamento possa stimolare il lettore in modo diverso rispetto all’originale?
Credo necessariamente. Non si può essere fedeli al 100% altrimenti si fa un Bignami e non funziona. Un adattamento tradisce l’originale, diventa qualcosa di diverso. Se l’adattamento è stato fatto bene, anche chi ha letto e amato il romanzo può trovare in un mezzo diverso [come un fumetto] elementi su cui costruire un legame di natura differente. Se l’adattamento risulta sbagliato, il lettore fedele chiaramente lo stronca, si sente tradito.
Vale anche per i personaggi? Ad esempio, per i cinecomics americani, a volte i personaggi non sono uguali alla loro controparte fumettistica e sorgono lamentele.
Non puoi rifare un personaggio, sarebbe stupido pretenderlo. Anche perché ogni lettore, soprattutto quando parliamo di un romanzo, si fa la sua idea dei personaggi, di come parlano, della voce, di come si muovono. Non potrai mai fare un adattamento che piaccia a tutti, è inevitabile. Bisogna fare qualcosa di diverso, sapendo che è diverso. C’è a chi piacerà e chi purtroppo non ci si ritroverà. È il rischio del lavoro, altrimenti non fai l’adattamento.
Parlando dei personaggi, il tuo personaggio preferito, di ora e di quando eri bambino?
Be’ da bambino Tex Willer. Io ho imparato a leggere su Tex. È nel mio imprinting. Adesso? Tex.
È perché ti rivedi nel personaggio, o vuoi diventare come lui?
Il primo amore e non si scorda mai! È un grande fumetto, mi sono formato lì e ho costruito lì tutto il mio immaginario narrativo. Anche se faccio gialli con Ricciardi o horror scrivendo Dampyr. Quello che mi ha dato l’idea di scrivere fumetti è Tex. Un altro grande fumetto che ha forgiato molto la mia sensibilità, è un fumetto della fine degli anni ’70 ed è Ken Parker, che ha trasformato la maniera di scrivere fumetti. Ha fatto sì che la sceneggiatura per fumetti diventasse qualcosa diverso rispetto a prima. C’è un prima Ken Parker e dopo Ken Parker.
Claudio Falco, nato a Napoli, è un veterano della Sergio Bonelli Editore. Con oltre venti sceneggiature per Dampyr, è co-autore di Nero Napoletano, graphic novel coordinata da Sergio Brancato e Mario Punzo, direttore della Scuola Italiana di Comix. È l’autore del soggetto di Eluana 3266 giorni, sulla vita di Eluana Englaro. Insieme a Paolo Terracciano e Sergio Brancato, è autore degli adattamenti del Commissario Ricciardi.