Vicoli stretti, palazzi affacciati uno sull’altro, sembra quasi si tocchino. Il profumo delle lavatrici appena fatte invade il quartiere, qualcuno in motorino corre veloce, muri e angoli raccontano ognuno una storia diversa. Pezzi di vita che, se non li si tocca, non si possono immaginare. Tra il Vomero e il centro storico c’è il cuore di Napoli. Dalla quiete della collina il suono dei clacson ti riporta sulla terra, poi il brusio man mano che ti addentri nei Quartieri Spagnoli si fa assordante. All’improvviso si apre un mondo diverso.
Un quartiere che si trasforma in metropoli: un frullatore di emozioni che elettrizza l’animo. Il fascino dei Quartieri è unico e viene testimoniato dalle migliaia di smartphone che immortalano la città, di continuo. La Gen Z è protagonista di un racconto collettivo che circola sui social media: turisti scattano foto e selfie; sorrisi e stupore si stampano sul volto. Qualcuno non crede di essere dove è finito.
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La rinascita dei Quartieri Spagnoli
In una delle zone più in chiaroscuro d’Italia, il cambiamento è arrivato dalla gente che è nata e vive nei Quartieri Spagnoli. Più di tutti ne conoscono pregi e difetti. Ma sono stanchi di farsi etichettare dagli stereotipi che accompagnano una città colma di contraddizioni.
Così è nata una Napoli 2.0, sull’onda emotiva dei giovani, spinta dai film di Sorrentino, dai libri di Elena Ferrante, dalle serie tv girate in città, come Mare Chiaro e il suo milione e 300mila spettatori. Dagli artisti che vogliono mostrare un volto della città diverso dalla camorra o dal degrado. È una rinascita che parte dalla cultura e dal paesaggio e si mostra in grado di attirare turisti da tutto il mondo.
Il murale di Maradona | Storia e autore
Uno dei luoghi più visitati nei Quartieri Spagnoli, meta di un pellegrinaggio quasi religioso, ha a che fare con il più amato figlio di Napoli: Diego Armando Maradona. È il 1990: le magie del Pibe de Oro portano al Napoli il suo secondo scudetto. Via Emanuele da Deo, nel cuore dei Quartieri, diventa un altare profano. Mario Filardi, all’epoca ha 23enne, realizza un ritratto del centravanti sulla facciata di un palazzo di sei piani. Una colletta fra i tifosi gli paga le spese e una grande festa con fuochi d’artificio inaugura l’opera.
Alla fine del decennio il murale ha ormai iniziato a sbiadirsi. Sulla facciata del palazzo viene aperta anche una finestra – ironia della sorte – proprio in corrispondenza del volto di Maradona. L’autore dell’opera però non c’è più. È morto a Zurigo a soli 43 anni. Non ha mai goduto della gloria per aver creato un luogo simbolico per tutti i napoletani.
Ma nel 2016 un artigiano della zona, Salvatore Iodice, inizia a prendersi cura del murale per ristrutturarlo. Il restauro viene promosso anche dal Comune di Napoli. Un anno dopo, lo street artist argentino Francisco Bosoletti restituisce a Maradona il suo volto. Il viso di Diego è dipinto su quella finestra che il proprietario della casa non può aprire – pena i mugugni e fischi dei visitatori.
@giiovanna_mariino POV NON È UN POV🤣 @Leon🥊💀☠️ #perte #foryou #perteeee #viraltiktok #virale #murales #quartierispagnoli #muralesmaradona #maradona #diegoarmandomaradona ♬ suono originale – Giovanna Marino
Quanto vale per Napoli il murale di Maradona
La rinascita del murale, a due passi dallo struscio napoletano, in via Toledo, diventa una benedizione per i Quartieri Spagnoli. Oggi è una meta più visitata degli scavi di Pompei. Il Sole 24 Ore, sulla base di dati delle agenzie di viaggio, stima oltre 6 milioni di turisti l’anno.
Intorno è un tripudio di chioschi con la tipica spremuta di limoni da bere “a cosce aperte”, carretti con i cornetti scacciaguai, fritti e musica a tutto volume. In Italia il pellegrinaggio per il murale di Maradona sarebbe secondo solo alle visite per il Colosseo a Roma. Inoltre, secondo quanto calcolato da Unioncamere e Infocamere, dal 2021 le attività commerciali nel quartiere sono cresciute del 6,5 per cento. L’anima di Maradona è sempre viva.