ChatGPT e le immagini dello Studio Ghibli generate dall'Ai | Omaggio o plagio?

Postato il 29 Marzo, 2025

Nelle ultime ore, il web è inondato di immagini che sembrano disegnate dallo Studio Ghibli. Sembrano, perché a uno sguardo appena più attento le scene ritratte appaiono molto diverse dal contesto di uno dei film dell’amato studio giapponese, da Il mio vicino Totoro a La città incantata, o ancora Il ragazzo e l’airone.

Foto ufficiali, ritratti di famiglia, immagini di cronaca, sono stati trasformati in uno stile che ricorda quello dello studio fondato da Hayao Miyazaki. Una ghiblification che divide la rete fra chi è più divertito dall’ultima tendenza social e chi invece grida al plagio di dubbia qualità. Ma come nasce questo trend?

Immagini Ghibli create con l’AI: l’ultima mania nata da ChatGPT

Una nuova versione di ChatGPT ha permesso agli utenti di trasformare i meme popolari su Internet o le foto personali nello stile peculiare del fondatore di Ghibli Hayao Miyazaki.

Ma proprio il regista 84enne in passato di era detto “disgustato” dall’animazione generata dall’intelligenza artificiale. Allo Studio Ghibli, che impiega anni per realizzare un nuovo film, ogni singolo fotogramma è ancora realizzato e colorato a mano. Un lavoro certosino che impiega decine di professionisti giorno e notte.

Proprio questa è la magia in grado di creare capolavori così peculiari e distintivi nel panorama cinematografico. Ma cosa succede quando ChatGPT riesce ad avvicinarsi così tanto a uno stile da trarre in inganno gli spettatori meno attenti?

Ghiblification, le conseguenze del trend generato dall’intelligenza artificiale

Succede che si alleggerisce, ma allo stesso tempo si svuota, sia il contenuto sia lo stile di un’immagine. Il significato originale di quell’istantanea viene sofisticato e accostato a mondi che non appartegono allo Studio Ghibli.

Questa operazione profana e dissacra lo scatto e ha il potere di infantilizzare i personaggi. Infatti, sono state ghiblizzate sia scene storiche e dell’attualità controverse, come l’incontro Zelensky e Trump alla Casa Bianca, o anche immagini pornografiche.

Per chi ama lo Studio Ghibli questo strumento è un sogno che si avvera. Per chi non lo conosce, è un modo per entrare nel magico mondo di Totoro e i suoi amici. Così, autoritratti e foto di famiglia vengono rivisti con lo stile di Miyazaki e rendono i ricordi più magici.

Se questo strumento fosse stato fatto direttamente dallo Studio Ghibli il dubbio non sussisterebbe. Anzi, questa azione sarebbe simbolo di democratizzazione dell’immaginario onirico e diffusione strumenti di creazione e creatività.

Perché si parla di furto di proprietà intellettuale

La controversia nasce nel momento in cui questa funzionalità è stata creata dalla piattaforma di intellingenza artificale OpenAI, che mette a disposizione lo strumento solo per gli account premium. Questa è un’operazione a scopo di lucro e la ghiblizzazione avviene inviando il prompt specifico “genera quest’immagine con lo stile dello Studio Ghibli“. Si tratta quindi di un furto di proprietà intellettuale – oltre che, in base al contenuto, danno di immagine.

Con l’evoluzione dell’AI e il fatto che continuerà a nutrirsi in modo indiscriminato di qualsiasi opera, il rischio è che vada a sostituirsi a tutte le professioni culturali e artistiche. Questo porterà alla perdita della facoltà di pensare in maniera creativa e di svolgere attività manuali, che saranno eseguite da robot.

E quindi, in questo scenario la domanda cardine dell’ultimo film di Hayao Miyazaki, Il ragazzo e l’airone, è sempre più attuale.

E voi, come vivrete?

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